Kenya: resta alta l’allerta terrorismo

Il 7 giugno 2019 le autorità keniote hanno confermato l’arresto di due soggetti sospettati di essere affiliati all’organizzazione terroristica somala al-Shabab e di aver pianificato un attacco presso l’hotel Hilton, situato all’interno del Central District Business (CDB) di Nairobi. L’arresto è avvenuto il 4 giugno 2019 dopo che i sospettati erano stati notati dal personale dell’hotel mentre fotografavano la struttura con il cellulare. Dalla perquisizione del cellulare di uno dei soggetti tratti in arresto è emersa la presenza in memoria di immagini di miliziani di al-Shabab all’interno di campi di addestramento. Al momento dell’arresto i sospettati non erano armati. Le indagini sono ancora in corso.
L’1 giugno 2019 tre uomini sono stati citati in giudizio con l’accusa di aver pianificato un attacco presso il Narok Stadium (contea di Narok) in occasione delle celebrazioni per la festa nazionale del Madaraka Day. L’arresto dei tre soggetti è avvenuto in momenti diversi e per uno di loro le autorità sospettano un collegamento con al-Shabab e che abbia vissuto per due anni in Somalia.

Figura 1: Localizzazione CDB di Nairobi.


Assessment


L’arresto dei due soggetti a Nairobi, qualora venisse confermata la loro affiliazione ad al-Shabab, sarebbe indicativo della persistenza di un rischio elevato di azioni terroristiche nella capitale. La città rappresenta un obiettivo ambito per l’organizzazione terroristica somala al-Shabab, sia per la consistente presenza di personale internazionale che per il suo valore simbolico (in quanto capitale di un paese direttamente coinvolto nella missione AMISOM in Somalia). Nel mese di gennaio 2019 il gruppo ha compiuto un attacco di successo presso la struttura Dusit D2 situata nell’area di Westlands, causando 21 vittime.
Il recente arresto, insieme alle azioni di successo rivendicate da al-Shabab a Nairobi (incluso l’attacco del 2013 al centro commerciale Westgate Mall, circa 70 morti), evidenziano inoltre il rischio concreto che le strutture ricettive, gli hotel e i complessi commerciali molto frequentati da stranieri costituiscano obiettivi specifici.
A livello tattico, basandosi sulle informazioni relative all’attacco al Dusit D2, nonché sul modus operandi tipico di al-Shabab nello scenario somalo, le modalità di attacco più probabili consistono in azioni compiute da piccoli gruppi armati di esplosivi e armi leggere. Generalmente è possibile individuare due fasi principali dell’attacco, una iniziale nella quale gli attaccanti sfondano il perimetro dell’obiettivo con dell’esplosivo (mediante veicolo carico di esplosivo o attacco suicida), e una fase successiva nella quale il gruppo penetra nella struttura uccidendo il maggior numero possibile di persone. In alcune circostanze l’esplosione iniziale potrebbe avere lo scopo di generare il panico e indurre l’assembramento delle vittime nei punti di accesso/uscita della struttura. Diversi elementi evidenziano come le azioni di al-Shabab siano precedute da un’accurata fase preparatoria che consiste nello studio della struttura e dei gap nei sistemi di sicurezza. In questa fase i soggetti intenti a compiere l’attacco potrebbero farsi volontariamente notare dal personale addetto alla sicurezza della struttura allo scopo di abituarlo alla propria presenza, indurre di conseguenza un abbassamento dell’attenzione nei loro confronti e facilitarsi così l’ingresso il giorno dell’attacco (secondo alcune fonti, nei giorni precedenti all’attacco al Dusit D2 uno dei miliziani si sarebbe più volte recato nel sito per conversare con alcune delle guardie offrendogli delle mance affinché controllassero il suo veicolo). La fascia oraria della giornata più a rischio per eventuali attacchi è quella pomeridiana quando l’azione può facilmente protrarsi nelle ore notturne rendendo più difficoltoso l’intervento delle forze di sicurezza e ampliando la copertura mediatica dell’evento.
Dal mese di maggio 2019, per la prima volta dal 2017, il canale mediatico ufficiale di al-Shabab, al-Kataib, ha inoltre ripreso a pubblicare online una serie di video di propaganda in lingua swahili con il militante keniota Ahmad Iman Ali, leader dell’unità Jaysh Aiman (in gran parte composta da foreign fighters provenienti da diversi paesi dell’Africa orientale). Nel mese di marzo 2019 alcuni organi di informazione avevano diffuso la notizia che Iman, conosciuto anche con l’appellativo Abu Zinara, fosse stato ucciso a Bu’aale, nella regione del Medio Giuba in Somalia, ma i recenti sviluppi rendono molto probabile la possibilità che sia ancora vivo (dal 2012 la sua morte è stata annunciata già cinque volte). I video di Iman sono esplicitamente finalizzati alla radicalizzazione della minoranza islamica keniota (in gran parte di madrelingua swahili) e la diffusione di nuovi video (maggio, giugno 2019) rappresenta un elemento significativo nell’ottica di un rinnovato impegno dell’organizzazione nella cooptazione di nuovi militanti. Il contenuto di tali video è essenzialmente di tipo dottrinale con riferimenti accurati a concetti tipici dell’esegesi coranica di ispirazione salafita.

Figura 2: Copertina del più recente video di propaganda in lingua swahili diffuso da al-Shabab, il cui titolo tradotto in italiano è: “Serie di lezioni di sheria a cura di Sheikh Ahmad Iman Ali. Contenuto finale n°11: Il successo è nelle mani di Allah”.

Nel breve/medio periodo è concreto il rischio di attacchi terroristici nei principali centri urbani del paese (inclusa Nairobi), nelle aree al confine con la Somalia, nonché nelle località turistiche molto frequentate da stranieri. I recenti arresti avvenuti a Narok evidenziano inoltre il rischio generico di azioni anche in caso di assembramenti consistenti di persone in occasione di festività, celebrazioni ed eventi di vario tipo. È plausibile che nel breve periodo il governo tenti di limitare la copertura mediatica di eventuali operazioni anti terrorismo per non scoraggiare la presenza di investitori stranieri nel paese. Alla luce delle informazioni disponibili risulta necessario selezionare, per il personale in trasferta in Kenya, strutture ricettive che godano di misure e procedure di sicurezza effettive utili a mitigare l’impatto di eventi di security complessi e le rispettive conseguenze che tali eventi avrebbero sulle attività aziendali.